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STUDIO CARDIOLOGICO
DOTT. ANDREA VIOLA
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PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE
MALATTIE CARDIO-VASCOLARI
L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), riconosce che le malattie croniche non trasmissibili (prevalentemente malattie cardio-circolatorie e tumori) sono responsabili di circa i due terzi (precisamente il 63%) dei decessi a livello mondiale ogni anno e che la maggior parte di queste morti sono premature e potrebbero essere evitate in quanto legate a fattori di rischio comuni e modificabili
Le malattie cardio-cerebro-vascolari sono la prima causa di morte; mentre tra gli uomini queste due cause si equivalgono, tra le donne le malattie circolatorie superano di molto i tumori [Ministero della Salute 2012-2013].
Nell’ospedalizzazione per malattie cardio-cerebrovascolari oltre la metà dei ricoveri non è causato da infarto del miocardio, ma da scompenso cardiaco, aritmie e ad evoluzioni croniche e complicazioni dell’ipertensione, del diabete, della malattia renale cronica.
La mortalità per malattie ischemiche del cuore negli uomini è trascurabile fino a 40 anni, aumenta fra 40 e 50 anni e poi cresce in maniera esponenziale con l’avanzare dell’età; nelle donne si manifesta circa 10 anni dopo, a partire dai 60 anni e cresce rapidamente dopo i 70 anni.
Dei soggetti tra 35 e 64 anni che subiscono un evento acuto fatale, il 40% muore subito dopo l’inizio dei sintomi e prima di arrivare in ospedale
Tuttavia, chi sopravvive ad un evento acuto diventa un malato cronico con notevoli ripercussioni sulla qualità della vita, con disabilità, e sui costi.
I FATTORI DI RISCHIO
Le malattie cardiovascolari riconoscono un’eziologia multifattoriale, cioè sono dovute all’azione di più fattori di rischio, modificabili e non, quali età, sesso, familiarità, tabagismo, ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, inattività fisica, alimentazione scorretta, sovrappeso/obesità, diabete.
I principali fattori di rischio nella popolazione italiana sono l’ipertensione arteriosa (pressione arteriosa ≥140/90 mmHg o in trattamento specifico), il diabete (glicemia ≥ 126 mg/dl o glicata ≥ 6.5 o in trattamento specifico), l’ipercolesterolemia, il fumo, l’obesità altamente diffuse fin dall’età più giovane.
I fattori di rischio cardiovascolare sono presenti in una elevato numero di persone nella popolazione; più di 4 persone su 10 hanno almeno tre dei fattori di rischio cardiovascolare menzionati sopra e solo una piccolissima quota (meno del 3%) risulta libera da fattori di rischio cardiovascolare.
Da indagini condotte (OEC/HES, ISS in collaborazione con l’ANMCO) nella popolazione di età 35-74 anni nel periodo 2008-2012 risultano ipertesi il 51% degli uomini (di cui il 40% non sono consapevoli di esserlo) e il 37% delle donne (di cui il 35% non consapevoli di esserlo); anche l’ipercolesterolemia è presente nel 34% degli uomini (di cui il 39% non ne è consapevole) e nel 37% delle donne (di cui il 42% non ne è consapevole), in sensibile aumento rispetto ai 10 anni precedenti. Per la fascia di età più avanzata (65-79 anni) la prevalenza degli ipertesi raggiunge il 75% degli anziani e quella dei dislipidemici il 50%; circa un quarto degli ipertesi non segue terapia specifica.
E’ stata dimostrata la reversibilità del rischio, cioè che l’azione preventiva efficace può ridurre in modo significativo le malattie cardiovascolari incidendo sui fattori di rischio noti, con gli stili di vita e l’azione farmacologica; le azioni di controllo dei fattori di rischio, ad oggi sottoutilizzate, sono di provata efficacia non solo nella prevenzione primaria ma anche nella prevenzione secondaria post evento acuto
Inoltre, è importante anche la diagnosi precoce e un trattamento tempestivo delle malattie, per anticipare l’adeguata terapia dei pazienti e prevenire o ritardare l’insorgenza delle complicanze più gravi e le recidive degli eventi cardiovascolari.
I principali fattori di rischio cardiovascolare sono:
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L’ipertensione arteriosa
Generalmente l’ipertensione non dà disturbi anche quando raggiunge valori elevati, perciò è possibile riconoscerla solo misurandola regolarmente. Per questo motivo l’hanno soprannominata il killer silenzioso.
Elevati livelli di pressione arteriosa accelerano il processo di arteriosclerosi e aumentano il rischio di malattie al cuore, cervello, reni, occhi, ecc, con gravi conseguenze invalidanti e morti premature.
L’alimentazione, il colesterolo, il diabete
È noto che un’alimentazione troppo abbondante e troppo ricca di grassi favorisce l’arteriosclerosi e le sue complicazioni.
Negli ultimi decenni c’è stato un grande cambiamento nelle abitudini alimentari della popolazione. In particolare, si è ridotto il consumo di verdura e cereali, mentre è aumentato in modo considerevole il consumo di zucchero, latte, uova, formaggi e carne. Cosicché, oggi, l’italiano medio introduce troppe calorie, troppi dolci, troppi grassi e colesterolo e, invece, poche fibre (cereali, verdura, frutta).
Il livello di colesterolo nel sangue rimane, per il momento, l’indicatore più affidabile del rischio di contrarre la malattia ischemica di cuore.
In realtà, ci sono due tipi di colesterolo. Uno è chiamato HDL (buono) ed è considerato addirittura un fattore protettivo, entro certi limiti, nei confronti dell’arteriosclerosi. Il secondo tipo, chiamato LDL (cattivo), è il colesterolo più pericoloso.
Negli ultimi anni la diffusione del diabete mellito ha subito un incremento esponenziale a causa dell'aumento dell'obesità e della sedentarietà, tanto da acquisire, a detta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i caratteri di un’epidemia. Il diabete mellito, con le sue complicanze, è uno dei maggiori problemi sanitari dei paesi economicamente evoluti.
Inizialmente è asintomatico. Le complicanze coronariche e cerebrovascolari sono la prima causa di morte per il diabetico. La retinopatia ed il piede diabetico sono rispettivamente la prima causa di cecita' e di amputazione. La nefropatia diabetica è al terzo posto di tutte le cause di dialisi e trapianto.
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Il fumo
Il fumo, qualunque tipo di fumo (di sigaretta, sigaro o pipa), deve essere considerato come la causa che attualmente reca più danno alla salute. Per questo motivo nessun altro intervento, nell’intero campo della medicina preventiva, risulterebbe più utile della sua abolizione.
L’azione lesiva del tabacco non si limita alle malattie cardiovascolari ma si estende a tutto l’apparato respiratorio e favorisce lo sviluppo di molti tumori.
Si calcola che nei paesi sviluppati il fumo sia responsabile da solo di una morte prematura ogni sei/otto decessi. Ciò significa, per l’Italia, che ogni anno muoiono prematuramente a causa del fumo oltre 70.000 persone.
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Il sovrappeso e l’obesità
Quando il peso è superiore al 20% del normale si parla di obesità.
Si calcola che oltre un terzo della popolazione adulta abbia un peso corporeo superiore alla norma.
Sovrappeso e obesità determinano l’aumento del rischio di sviluppo di diverse malattie e in particolare l’arteriosclerosi, anche perché il soggetto obeso è spesso iperteso e diabetico, due noti fattori di rischio per le malattie ischemiche di cuore.
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La sedentarietà
La sedentarietà è uno stile di vita che si è imposto solo in tempi relativamente recenti, frutto di profonde modificazioni intervenute soprattutto nel tipo di occupazione e nel sistema dei trasporti.
Si è calcolato che la regolare attività fisica possa ridurre di circa il 50% il rischio di sviluppare la cardiopatia ischemica.
L’esercizio fisico, naturalmente, comprende sia l’attività ricreativa sia quella svolta sul luogo di lavoro o necessaria per recarsi al lavoro.
LE MALATTIE ISCHEMICHE DEL CUORE
E’ la presenza di fattori di rischio che favorisce lo sviluppo della malattia aterosclerotica o aterosclerosi, cioè la formazione di placche all’interno delle arterie che riducono il flusso del sangue arterioso.
Il cuore, come qualsiasi altra parte del nostro corpo, necessita un costante rifornimento di ossigeno tramite le arterie coronarie. Con il tempo, sulla parete delle coronarie, come in altre arterie, si depositano delle sostanze grasse che formano delle incrostazioni (placche atrerosclerotiche), composte principalmente da colesterolo, alla base della malattia degenerativa nota come arteriosclerosi. A causa di ciò, il lume delle arterie tende progressivamente a restringersi e a rendere sempre più difficile il passaggio di sangue, fino al punto di bloccarlo completamente.
I fattori di rischio sopra menzionati favoriscono anche l’instabilizzazione delle placche (l’infiammazione superficiale e la rottura), che causa la progressione, crescita e aumento delle dimensioni delle placche fino alla chiusura critica o completa dell’arteria con conseguenze ischemiche (ischemia del cuore o del cervello, infarto, ictus, morte, esiti invalidanti, paralisi, scompenso cardiaco).
Attenzione, la crescita delle placche, purtroppo, può avvenire anche molto rapidamente, così che piccole placche che non davano segno di se crescendo in poco tempo possono causare gravi conseguenze. Pertanto è fondamentale l’attento controllo dei fattori di rischio cardiovascolari e la diagnosi precoce.
Le placche, anche se estese, spesso rimangono del tutto silenti, fino a quando l’ostruzione e talmente grave da impedire il regolare passaggio del sangue ai tessuti con conseguente sofferenza degli organi interessati. Quando il flusso diventa insufficiente in maniera transitoria si determina l’angina pectoris o l’attacco ischemico transitorio cerebraler; qualora la riduzione del flusso sia grave o quando il flusso dell’arteria o addirittura si arresti completamente si determina l’infarto del miocardio o l’ictus se interessate le arterie del cervello; in quest’ultimo caso, muore irreversibilmente una parte più o meno estesa di organo per la mancanza improvvisa di ossigeno.
L'EFFICACIA DELLA PREVENZIONE
Oggi si sa con certezza che la lotta contro le malattie cardiovascolari non può essere vinta solo perfezionando le cure. Spesso, infatti, queste malattie si presentano per la prima volta con gravi eventi vascolari che colpiscono in modo del tutto inaspettato e con conseguenze, almeno in parte, irreversibili; anche la morte improvvisa poò essere il primo sintomo di una malattia cardio-vascolare finora misconosciuta e che non ha dato segni di sé.
Le cure mediche, anche le più sofisticate quindi, se intraprese dopo che la malattia si è già manifestata spesso non sono più in grado di ristabilire completamente la salute. Tutt’al più sono utili a limitare gli effetti invalidanti e a rallentare/arrestare l’evoluzione della malattia stessa.
E’ stato dimostrato che attraverso la prevenzione (prima tra tutti la riduzione e il controllo dei fattori di rischio) si può diminuire in modo consistente la frequenza di molte malattie cardiovascolari come della cardiopatia ischemica con le sue temibili conseguenze.